Thursday, October 23, 2008

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.. e la contessa

.. e la contessa si ponevano a sedere l'uno rimpetto all'altra. Allora sul volto di questa, egli, dal suo basso scranno, tenne fisso uno sguardo lungo e indagatore.

Alla bellezza abituale della contessa Clelia, di cui nessuno erasi prima infervorato, per l'eccesso della sua medesima perfezione, si era sovrapposta una velatura leggiera nel colore, e talune indescrivibili impressioni nella superficie, le quali, togliendole quella, quasi diremo, pompa orgogliosa della beltа nudrita dalla salute e dalla calma, vi aveva soffuse le traccie del patimento e di un certo languore di stanchezza, languore prezioso (per la poesia, intendiamoci bene, non per la realtа), il quale essendo appunto la prima volta che compariva su quella faccia, vi produceva un contrasto ineffabile e la rendeva oltre ogni dire attraente a tutti gli sguardi. Tanto и ciт vero che, quasi a un punto stesso, da tutti coloro che la osservarono quand'ella girт gli occhi intorno, si fecero queste medesime osservazioni a di lei riguardo.

- Ma come s'и acconciata stasera la contessa V...? - Davvero che mi pare un'altra. Se si sapesse ch'ella ha una sorella, si direbbe ch'и la sorella a punto. - И perт sempre bella. - Per me, dirт anzi, che и piщ bella del solito. - Ah, и un gran peccato che l'abbiano inzuppata nella scienza, e fatta cosм indurire come quel legno che diventa marmo stando nell'acqua!

Ma se molti in quel punto la guardavano fuggitivamente, Lorenzo teneva gli occhi sempre fissi in lei; e da quel palchetto non li abbassт che per volgersi e girarli torvamente sulla platea, cosм parlando fra sи: - Balordi che siete!... si trova un bel giovane in un giardino, di quelli che s'innamorano per professione, lo sorprendono al piи del palazzo e della stanza dove sta una donna che ha quella faccia lм... e si va a turbar la pace di cinque o sei case per trovar la donna de' suoi sospiri... Balordi voi e balordo il giudice, quando non vi sia di peggio... perchи pare impossibile... una bellezza di quella sorte... che... in conclusione ... qual и la piщ bella di tutte queste duchesse e contesse e marchese e marchesine che stan qui?... E nessuno и arrivato a pensare che ai tenori, segnatamente quando toccan di quelle grosse paghe che ognun sa, piacciono i buoni bocconi, e, se furono cullati sul letto di paglia, aspirano ai moschetti di drappo. Ma pazienza fossero tutte Vestali le donne di Milano, tutte Lucrezie, tutte Cornelie... Ma no... perchи, anche senza far torto a questa cittа... si sa ch'и la malattia del secolo, che piщ si sale e piщ si pecca... che si и sempre fatto cosм... Ah sciocchi e balordi... c'и da scavar vicino... ed essi, no... voglion correr mezzo miglio per le ortaglie, e far fatica a trovar l'accesso alla casetta di quella povera ragazza... che и pura come l'acqua... E tutti a intestarsi che debba davvero essere la Gaudenzi... come se non ci fosse stato tutto il tempo e tutto il comodo, supposta una simpatia, d'intendersela sul palco scenico!... Ma non piace al signor pubblico ciт che и naturale e semplice... siam sempre alla storia del teatro... bisognava che il tenore Amorevoli, per essere un caldo amante, saltasse muri, saltasse siepi, si lacerasse tra i pruni la seta dei gheroni, corresse pericolo di rompersi l'osso del collo salendo per qualche scala di seta... allora va bene... allora il signor pubblico и contento...

E cosм avrebbe seguito il corso de' suoi pensieri chi sa sin dove, se un gran colpo d'archetto del primo violino non gli avesse tagliati i pensieri in due. Gettт allora gli occhi sulla musica, mise il violino alla ganascia, e stette pronto.

Il sipario si alzт, e avvenne tutto quello che era avvenuto la notte addietro. Uscм il tenore Amorevoli tra un subisso d'applausi, i quali poco ormai lo confortavano, perchи, se lo si lasciava andar in teatro, v'era accompagnato in cocchio dal tenente e dal guardiano del Pretorio, che stavan con lui in camerino perchи non parlasse con nessuno; uscivan con lui, e lo accompagnavano all'orlo del palco scenico e lo aspettavan tra le quinte. Queste cose si sapevano dal pubblico, che le disapprovava, quantunque a torto. E venne l'ora del ballo, e il momento in cui usciva la Gaudenzi divina.

Ma che и questo? che novitа? che segreto? Cos'и successo?... Ah! noi non sappiam cosa dire, ma il fatto и cosм precisamente, lettori miei. La Gaudenzi venne accolta da un bisbiglio ostile, intercalato da una dozzina di fischi portentosi, indarno respinti da pochi battimani, che si ritirano tosto, quasi vergognosi d'essersi compromessi.

Da che dunque poteva dipendere questo inaspettato cambiamento delle teste del pubblico? Da un fatto assai semplice: da ciт che, essendosi egli ostinato nel credere agli amori della Gaudenzi con Amorevoli, e avendo sperato, quando sentм ch'essa era stata citata a comparire in Pretorio, volesse confessare ciт che generosamente e cavallerescamente il tenore aveva taciuto; gli venne un fiero dispetto di quell'aspettazione delusa, e piщ ancora della supposta ipocrisia della fanciulla, che si pensт non avesse voluto corrispondere alla delicatezza dell'amante, per continuare a godere in faccia al mondo di quella gran fama d'onestа, usurpata a troppo buon mercato; la quale onestа, in quella universale rilassatezza del costume, era cosм eccezionale e strana, segnatamente se la si applicava al teatro, che se molti avean prima potuto apprezzarla, altri l'avean sopportata di mal animo, come un'ostentazione; e questi altri, i quali s'eran compiaciuti della scoperta che la Gaudenzi fosse pur essa infine una donna da teatro come tutte le altre, si rivoltarono senza ritegno contro al preteso sforzo che, secondo essi, ella avea fatto per proseguire ad ingannare il mondo. Talvolta un'idea, un'opinione, una credenza s'impadronisce di un'intera massa di gente in un modo irresistibile. E gli uomini di buon senso e di spirito equo, che volendo esaminare prima di condannare, azzardano qualche difesa e qualche osservazione, sono quelli precisamente che danno le mosse al temporale.

- Cane d'un pubblico, scrisse il conte Rostopchin nel proprio epitafio, in attestato del suo profondo disprezzo all'opinione pubblica; e Cane d'un pubblico, disse Lorenzo fra sи e sи fremendo, quando da un collega d'orchestra sentм la spiegazione di quell'improvviso malumore della platea; ma ciт che piщ di tutto gli fece salire il sangue alla testa, e lo raffermт nel suo proposito di vendetta, fu l'aver visto lo stesso signor conte V.

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