Thursday, October 23, 2008

1090168

Per ora,

Per ora,



Galeotto fu il libro e chi lo scrisse,



nи piщ vi possiam leggere innanzi.



LIBRO QUINTO





Il conte F... e il suo bisavolo. - I medici Moscati, Patrini e Gallaroli. - L'agente Rotigno e don Alberico F... - Donna Paola e la contessa Clelia V... - L'avvocato Agudio. - Un rotolo di cento zecchini e l'avviso a stampa di casa Morosini. - Il Capitano di Giustizia e la contessa Clelia. - Il Viatico - Il confessore e l'erede. - Storia del Senato di Milano. - La tortura, il Galantino e il senatore Morosini.





I



Il
giorno ventitrи o ventiquattro maggio salv'errore, un lungo strato di paglia copriva quasi tutto il selciato della via*... Peccato che gl'importuni riguardi ci proibiscano d'indicarla.

Le carrozze, i carri, le carrette cessavano di far rumore appena impigliavano le ruote in quello strame. La qual cosa, tanto allora come adesso, voleva dire che giaceva lа presso gravemente ammalato un beneficiato della fortuna. La ricchezza, lo sfarzo, la vita gaudente, persino l'orgoglio e la prepotenza fanno men crudo senso sulla moltitudine di tale insegna di ricchezza, la quale in fine non и che un'insegna di paglia; - e la povera plebe che ha consumata per sи stessa tutta la sua pietа, si ricatta spesso, e nel passare, lanciando all'illustrissimo infermo crudeli epigrammi. Perт, se noi fossimo ricchi, faremmo collocare verso corte o verso i giardini il nostro letto, e lasceremmo la paglia a suo luogo, a placare cosм la pubblica maldicenza, e ad aspettare in segreto che la dea salute tornasse a confortarci, senza fare oggetto di spettacolo pomposo persin la febbre e il vomito e il secesso.

Ma chi giaceva allora a letto obbligato da questi tre incomodi era il conte F..., fratello del defunto marchese.

- Come sta il signor conte? diceva un tale al guardaportone, il quale stava dondolandosi sulla soglia del palazzo.

- Male, sempre male, anzi peggio: oggi a mezzodм si terrа consulto tra gl'illustrissimi signori dottori Bernardino Moscati, Guglielmo Patrini e il dottor Bartolomeo Gallaroli, che и il medico della casa.

- Che Dio vi scampi dai consulti... ma giа questo di solito и il malanno di chi ha il diritto di levar colla paglia il rumore delle ruote... Piщ crescon le cure e le premure, piщ crescono i pericoli.

E a queste parole s'attraversava la domanda d'un altro, che passava:

- Come sta il signor conte?

- Trattasi di un consulto...

- Piщ che la medicina sarebbe meglio consultare la caritа, la medicina dell'anima, la quale non tarderebbe a dirgli che, per guarire, bisognerebbe fare qualche atto di beneficenza, e non lasciar nella miseria la madre del figlio di suo fratello...

- Queste cose andate a dirle a chi vi piace, non a me che mangio il suo pane...

- Voi parlate bene... ma il vostro padrone opera male. Perт state di buon animo, che se mai venisse a morire, come pare che voglia succedere a tutti gli indizj, non saranno pochi quelli che in Milano berranno alla salute dei medici che lo hanno accoppato.

Come dunque ora ha sentito il lettore, il conte F... non avea nessuna buona fama presso i suoi concittadini. Di lui e delle sue qualitа caratteristiche non si conoscevano che l'avarizia fastosa e l'orgoglio. Era tradizionale il cattivo credito in cui era tenuto il suo casato, fin dal bisavolo che aveva tormentati i figli cadetti per concentrare nel primogenito tutte le ricchezze. Codesta, come sanno i nostri lettori a sazietа, costituiva allora un modo impreteribile nell'economia della ricchezza patrizia; ma v'erano tuttavia diversi mezzi di farla valere, e i mezzi adottati da quel bisavolo furono de' piщ disumani. Bensм un ricchissimo parente, il quale non aveva avuto buon sangue con quel tristo antenato, per fargli dispetto, lasciт erede di tutto il proprio un suo figlio secondogenito; (chи troppo spesso nei testamenti, i quali, essendo fatti in fin di morte, dovrebbero pure essere atti di purificazione di tutta la vita, si condensa invece tutta l'acredine morbosa d'una mala esistenza). E colui vincolт la cosa in maniera che, rimanendo senza figli il suo erede, la sostanza dovesse passar sempre al secondogenito. In virtщ di questa disposizione, il conte F..., dopo avere, nella sua qualitа di secondogenito, odiato per cinque anni il primogenito marchese, e vissuto in continuo timore che lo zio non morisse abbastanza in tempo, e potesse mai congiungersi ad una moglie feconda, ebbe finalmente la consolazione di sentirsi annunciata la morte dello zio, e di andare al possesso di quelle sostanze che gli si competevano per diritto.

Questo fatto, togliendo di mezzo le funeste disuguaglianze, avrebbe dovuto scemargli l'avversione ch'egli avea pel fratello marchese; ma fosse che, duratagli in petto tanti anni, quella fosse passata in istato cronico, o il pingue cibo gli avesse cresciuta la fame; dal giorno precisamente in cui diventт ricchissimo, cominciт a pensare, struggendosi di desiderio, come il casato F... sarebbe stato il piщ ricco di Lombardia... se le sostanze del marchese e le proprie si fossero unite in una facoltа sola. E a questa considerazione tormentosa dava ansa il fatto che il marchese viveva una vita scostumata e discola, e non aveva un pensiero al mondo d'accasarsi con nessuna patrizia nи di Milano nи di fuori. I luoghi comuni e le tirate sulla virtuale ferocia dell'ambizione si trovano in tanta copia presso tutti gli autori di commedie e di tragedie e di racconti morali, che torna affatto inutile una nuova dimostrazione delle sue attitudini spaventose, segnatamente dopo la famosa parlata del convenzionale Aristodemo; perт, il lettore puт farsi capace dello stato dell'animo del conte F..., e come avesse tremato ad ogni annuncio che il marchese prolungasse di troppo i suoi amori colla tale e colla tal'altra; e come si fosse consolato alla novella ch'erasi finalmente risoluto di mandar al diavolo colei che avea tenuto il segreto di dominarlo piщ di tutte; e come avesse provato gli effetti di un colpo apopletico quando sentм che una amante di colui aveagli partorito un figliuolo, ed egli erasi acconciato a conviver con essa e con esso; e come un contraccolpo apopletico gli fosse minacciato dal giubilo che lo fece trasalire alla notizia che il suo fratello, come Abramo, avea finalmente ripudiata quell'Agar in uno col suo Ismaele; e come poi gl'imperversasse nell'animo una vicenda tormentosa di timori e di speranze, quando, percosso il fratello marchese da lunga e penosa malattia, il conte sentм a vociferarsi d'intorno che il prevosto di San Nazaro, cogliendo al varco la di lui natura, fatta piщ mite dal malore, lo avesse consigliato a non lasciare in balмa della fortuna l'innocente fanciullo ch'esso ebbe dalla infelice Baroggi, e come anzi per dettatura del notajo Macchi avesse scritto di proprio pugno un testamento a favore di quel fanciullo medesimo.

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