Thursday, October 23, 2008

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.. era morto, e

.. era morto, e perт erasi lasciato andare alle piщ allegre speranze; rimase come sbalordito a quegli inattesi propositi del giudice; e lo sbalordimento fu di tal natura, da preparar la via ad una susseguente indignazione, anzi ad una esasperazione cosм aperta e dichiarata, che potea benissimo parer quella di un innocente calunniato. Le parole pertanto che rispose al giudice furono quelle della collera che non ha nи ritegno nи riguardi; e questa volta non giа pel calcolo consueto del suo ingegno lungoveggente e scaltro, ma per l'accensione spontanea del sentimento offeso. Erasi messo al posto dell'innocente, s'era lusingato d'aver fatto per potersi fermare a quel posto usurpato; di piщ attendeva a raccogliere il frutto dei suoi calcoli e della sua fortuna, allorchи di punto in bianco e crudissimamente si vide frustrato nella sua aspettazione; l'ira sua doveva dunque essere naturale e spontanea.

Se un ladro giunge a involare con fortuna una somma di denaro, e avendola nascosta in luogo da lui creduto sicuro, allorchи va per riprenderla non la trova piщ, il dolore ch'ei ne prova, и simile in tutto a quello del legittimo proprietario stato derubato. E cosм nи piщ nи meno avvenne del Galantino al cospetto dell'accusa e del giudice; egli sentм ed espresse tutti i fenomeni dell'innocenza oltraggiata; li sentм anzi e li espresse in modo che il capitano di giustizia ne fu colpito.

Il marchese Recalcati, d'indole mite, aveva avversione a quella barbara ereditа del diritto romano, la tortura; tanto и ciт vero che al Suardi la volle decretata dal Senato, mentre egli stesso avrebbe potuto infliggerla; e qui, di passaggio, dobbiamo notare, che la maggior parte dei giudici del suo tempo che avevan viscere, avevano cominciato a detestarla. Viveva essa gli ultimi anni, a dir cosм, della sua vita feroce, e lo spirito pubblico, senza dichiararlo manifestamente, le s'era rivoltato contro, a preparare e ad accelerare quella morte che le doveva poi venire dal colpo meditato e risoluto di un grand'uomo.

I medesimi sostenitori d'essa, a forza di commentarla e confortarla e mostrarne la validitа, facendo passare e ripassare innanzi alla mente degli ascoltatori non propensi, nei momenti piщ caldi della disputa, la lettera del diritto romano e quella dello statutario e quella dei criminalisti, avean fatte balenare molte veritа che dimostrarono la fallacia; veritа inchiuse in quegli articoli medesimi stati scritti per darle vigore.

Molte volte il senator Gabriele Verri, che era un partigiano della tortura, aveva detto e ripetuto in Senato quel titolo cospicuo del Digesto, dove и parlato della fragilitа e del pericolo della tortura; esso lo aveva ripetuto perchи, avendo fede in quel mezzo, pretendeva che si adempissero tutti i suoi preliminari con rigore di scrupolo; persuaso com'egli era, che, adempiendo con esattezza a tutti i dettami della legge, prima di decretar la tortura, questa non poteva infliggersi che al veramente reo, la cui ostinazione poi era presumibile potesse domarsi solo coi tormenti. L'uomo dialettico e preoccupato, correndo con precipitazione alle conseguenze ultime, non aveva mai saputo fermarsi un momento di piщ su quel titolo, ch'ei non adduceva che per provare la necessitа dell'esattezza aritmetica nel raccogliere indizj; ma che, in realtа, inchiudeva giа tutta quanta la condanna della tortura nel punto stesso che le dava sanzione; bensм vi s'erano fermati gli uomini meno preoccupati e meno oppressi dal cumulo della dottrina e piщ illuminati dal raggio del sentimento, e ne eran rimasti colpiti, e tra questi il marchese Recalcati appunto, il quale, per consueto, andava sempre a rilento e come di malavoglia quando trattavasi di ministrare la tortura.

Se dunque stette perplesso e quasi pauroso di quanto egli stesso aveva fatto allorchи sentм prorompere il Galantino con tanta sinceritа di sdegno, и facile a comprendersi. Se non che, a confortarlo ne' suoi dubbj e nelle sue ansie, entrт qualche momento dopo nella sala stessa degli interrogatorj il senator Morosini; colui che propugnava la tortura, non per una convinzione scientifica al pari di Gabriele Verri, nи per considerarla una fatale necessitа della procedura criminale, ma per una di quelle arcane voluttа della mente, anzi del senso viziato, che pur talvolta si riscontrano in individui non affatto pervertiti e talvolta, come nel caso nostro, persino onesti; una di quelle arcane voluttа onde si spiega il fenomeno di qualche fanciullo che si gode a denudar la farfalla delle sue ali, o a spennare il pulcino vivo, o a percuotere fieramente in sull'aja il pollo in fuga. Tale era il senator Morosini. Egli veniva in carrozza al palazzo del Capitano di giustizia ogni qualvolta trattavasi di qualche bel caso di tortura. Compiacevasi a far egli stesso le parti d'auditore e d'attuaro, abilissimo come era a gettar scaltre insidie negli interrogatorj; piщ abile a farle riuscire, accennando agli stessi aguzzini i modi dell'atroce arte loro; press'a poco al pari di un maestro di musica (ci fa ribrezzo l'apatica e spietata similitudine, ma un carattere dev'essere messo a nudo tutto quanto), al pari dunque di un maestro compositore che all'orchestra imponga e faccia sentire gli accelerati e i rallentati. E tanto dilettavasi quel senatore di sм feroce passatempo, che si faceva portar la cioccolata, giа lo abbiam detto, nelle aule medesime del capitano, e l'assorbiva lentamente dove s'interrogava, dove davasi la corda.

Quando il senator Morosini entrт, tutti, compreso l'illustrissimo signor capitano, si alzarono; ed egli, nella seggiola che gli fu messa innanzi, si calт, a dir cosм, con quella pesantezza convenzionale che quasi sempre affettano gli uomini costituiti in una gran carica, anche allorquando non hanno a portare nи il peso degli anni nи quello dell'adipe. Si assise dunque, e nel punto che dal panciotto cavт la scatola d'oro, tutta a figure ed ornamenti in rilievo e a smalto, e porse il tabacco all'illustrissimo signor capitano:

- И il lacchи? domandт; e al cenno del marchese Recalcati non rispose che caricando a piщ riprese di rapato vecchio le ampie narici di un naso abbastanza senatoriale.

Il Galantino intanto s'era fatto tranquillo, squadrando solo il nuovo venuto (che non era in toga, ma in giubba rosso-fuoco gallonata, e panciotto di teletta d'oro) con certe occhiate fra l'iracondo e il beffardo, che parea dicesse:

- Oh se fossimo noi due a quattr'occhi, non so come l'andrebbe, caro nasone, con quella carta d'oro che hai sulla trippa, eccellente per avvolgere il mandolato di Cremona!

Ma l'attuaro, come tutto tacque e il senatore ebbe rimessa la scatola nell'ampia saccoccia del panciotto:

- Ancora dunque, cosм parlт al Galantino, vi esorto a dire la veritа; e a risparmiarci il dolore di dovervi far mettere alla corda.

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