Thursday, October 23, 2008

1743731

Prima di tutto

Prima di tutto costui... che regala del proprio agli altri... e non и mai stato innocente nemmen quando poppava, perchи vi son dei serpenti che avvelenano appena usciti al sole... costui dunque non mi restituм mai cinquanta lire che gli ho prestate, e una sera che gliele richiesi, in faccia agli avventori, mi appoggiт un pugno qui... che, ecco, mi spezzт questo dente. Poi... ma...

- Taci lм, che continuerт io, aggiunse il Galantino cacciandosi a ridere nel profferir quelle parole.

Il Barisone fremeva...

- Sappiano dunque, signori... e innanzi tutto giа si sa che si и di carne, e dove c'и carne c'и sangue. Ebbene, questo bel pappione s'и fitto in testa di sposare la figlia della lavandaja dell'albergo. Un fior di ragazzotta, giovane e fresca... una gioncata colle fragole. Il marito dunque era costui... ma...

- Taci...

- Dopo qualche mese la bella sposa... si guardт dunque intorno e vide che, in conclusione, ci voleva qualche cosa dolce per far passare l'amaro dell'aloи. Il caso ha voluto che io gli capitassi innanzi nel momento appunto che era presa dalla nausea di questo gabbiano... Ora chi non lo sa? l'uomo и cacciatore... e quando l'allodola и novella... va presto nel carniere... Del resto la colpa... (e qui si diede a sghignazzare come se fosse in piazza) и di costui che una notte, invece di stare all'osteria, и venuto a casa due ore prima del consueto... e si cacciт a strepitare come uno spiritato ed io a dar giщ botte da orbi... perchи questi mariti gelosi van tenuti in soggezione. Cosм la bella lavandaja tornт a picchiar sulla pietra, e costui giurт di vendicarsi di me. Ecco tutto.

A queste parole del Galantino, e il viso tra il goffo e l'iracondo che faceva il Barisone, sulla faccia dell'attuaro guizzт un sorriso fuggitivo, ch'esso respinse a forza aggrondando il sopracciglio; l'illustrissimo signor capitano guardт con severitа l'attuaro, quasi ad ammonirlo perchи desse sulla voce al Galantino e lo richiamasse al dovere ed al rispetto; ma due giovani scrivani, che, per fatalitа, s'erano adocchiati, si comunicarono a vicenda quella volontа contagiosa di ridere, che cresce in ragione diretta della sconvenienza, della gravitа della circostanza e della severitа dei superiori. Ben la nascosero in prima con tali conati da meritare ogni maggior elogio da chi tien conto dell'intenzione; ma i conati e gl'impedimenti non fecero altro che accrescere gl'impeti convulsi, di modo che, dopo essersi soffocati per qualche tempo, come si fa colla tosse quando potrebbe tradire un segreto pericoloso, alla fine scoppiarono in uno schianto cosм scandaloso e indecente, che la terribilitа del luogo, la gravitа del signor capitano, l'aggrondatura artificiale dell'attuaro, l'inerte serietа dei due sbirri non valsero a salvare la solennitа della dea Temide.

Accorse perт al riparo l'attuaro, gridando bieco al Galantino:

- Basta cosм, e attendete a rispondere ai giudici voi quando sarete interrogato; indi voltossi al testimonio:

- И vero quanto ora fu detto?

- И vero.

- Perchи dunque non lo avete esposto prima?

- Vostra signoria mi perdoni, ma quando io era per continuare e dir tutto, ho dovuto rispondere ad altre domande.

- И egli vero altresм che siete stato eccitato contro il costituito qui presente da spirito di vendetta?...

- Ho detto piщ volte di voler vendicarmi di lui, questo и vero, ma non furono che parole, e sarebbero sempre state tali. Ciт perт non ha nulla a che fare con tutto quello che ho deposto circa il fatto di aver giuocato con esso la domenica grassa, perchи questa и la pura veritа, e quando io stavo a Cremona e fui chiamato e interpellato dal signor causidico Benaglia, era lontano mille miglia dal credere ch'io dovessi venire a Milano, ond'essere sentito in giudizio per cosa che risguardava costui.

- Ma come avete potuto, col malanimo che avete seco, giuocare ancora con lui?

- Chi si poteva salvare dalla sua importunitа, e anche dalle sue prepotenze? d'altra parte i compagni ridevano di me quando facevo il dispettoso con esso... onde, pel quieto vivere... bisognava adattarsi a giuocare e a lasciarsi incantare anche le carte... Ma se V. S. non crede alle mie semplici parole, io sono disposto a giurare tutto quello che ho detto, perchи non sarа mai che per malanimo io voglia inventar storie a danno di chicchessia.

- Ora parlate voi, disse l'attuaro al lacchй.

-
Quel che ho detto, lo ripeto. La domenica grassa io stava a Venezia... e costui и un bugiardo... e s'egli и disposto a confermare le sue fandonie col giuramento, non и la prima volta che a questo mondo si sente a giurare il falso con indifferenza.

L'attuaro, a queste parole, guardт al signor capitano di giustizia, che a quella tacita interpellazione:

- Or si rimandi in prigione, disse.

E gli sbirri condussero fuori il Galantino.

- Che vi rimane adesso da aggiungere? disse l'attuaro al cameriere.

- Io non ho niente da aggiungere; son uomini questi che farebbero perdere la testa a chicchessia. Del resto io vivevo tranquillo in Cremona, all'albergo del Sole, e non avrei mai voluto recar danno nи a lui nи ad altri nи a nessuno, se non fossero venuti espressamente a cavarmi di lа e a tirarmi a Milano per forza. Questo io dico perchи V. S. si persuada della veritа delle mie parole, e che non ho mai ingannato nessuno al mondo, e vorrei che il Signore Iddio mi castigasse qui se mai ho detto il falso.

A queste parole venne rimandato anche il testimonio Barisone, fattagli intimazione di non uscire da Milano fin che non ne avesse avuto il permesso dall'autoritа; per la qual cosa venne chiamato nella sala anche il giovane causidico Benaglia, a cui fu parimente intimato che, sotto la sua responsabilitа, il cameriere dovesse restare a Milano sino a nuove disposizioni.

E il capitano di giustizia, che si attendeva di venire al chiaro d'ogni mistero in quella notte, trovт invece d'aver raggruppato di piщ il nodo nel tentare di scioglierlo, avendo bensм la convinzione morale invincibile della reitа del Galantino, ma non avendo le prove legali per condannarlo; anzi non avendo raccolto, a rigore, nemmeno gl'indizj legittimi per metterlo alla tortura, come egli avrebbe creduto opportuno, e come e l'attuaro e gli assessori e gli auditori consigliavano ad una voce.

No comments:

Post a Comment