Thursday, October 23, 2008

1787766

Noi ci troviamo

Noi ci troviamo nella condizione del cavallerizzo che attende nel circo ai giuochi romani. Ei comincia con due cavalli, poi sottentra un terzo, poi un quarto, poi due d'aggiunta, e un altro, e due altri ed altri ancora, finchи si trova aver tra le mani un grosso manipolo di redini refrattarie e quasi insensibili alla mano, con dodici o quattordici cavalli da far correre nell'arringo, col pericolo di stramazzare ogni momento, e di vedere qualche indocile corridore uscir dal sistema e trascinare i lunghi freni per la polvere olimpica ad impacciare la corsa, e ad assicurargli le fischiate del caro Pubblico che guarda all'esito e non alle difficoltа superate, e ne ha tutte le ragioni.

Ma,
tirando innanzi, se la societа cangiт faccia, e il pensiero umano fu tutto messo sottosopra, il resto ha seguito le sue sorti. Le vesti, le foggie non sono piщ quelle d'una volta; le mura stesse della cittа non sono piщ quelle. - Molti edifizj scomparvero, altri ne sorsero di nuovi. - Un galantuomo, defunto nel 1750 o nel 1766, risuscitato per incanto, non avrebbe piщ trovato modo di raccapezzarsi passando in quella mattina di marzo per la via della Scala. - L'antica chiesa era scomparsa; trent'anni prima avrebbe letto, passando per di lм, sulla facciata di essa, o un Pax vobis, o una Indulgenza plenaria, o un Pregate per l'anima, ecc., ecc. In quel dм invece, alzando la testa, avrebbe dovuto far le meraviglie vedendosi innanzi un gran teatro, con un gran portico, con un gran terrazzo, con un frontone greco-romano chiudente in bassorilievo un Febo auriga che sferza i cavalli. Altro che idee e cose di chiesa! E sotto, invece del cartellone della confraternita del Santissimo Sacramento, un cartellone pendente dall'arco di mezzo, sul quale il Pubblico affollato nella mattina di quinquagesima del 97 leggeva queste parole:



IL BALLO DEL PAPA

OSSIA

IL GENERAL COLLI IN ROMA

PANTOMIMO

ESEGUITO

DAL CITTADINO LEFИVRE



Piщ basso, impastati sui due estremi pilastri del portico alla portata della vista di un uomo d'ordinaria statura, si vedevano due piccoli affissi, senz'eleganza nи di carta nи di carattere. Il gesso non aveva ancor invaso la manipolazione degli stracci. Bodoni non era ancor comparso. Su quei due affissi, dopo il titolo generale del nuovo ballo, e il nome dei personaggi e degli attori, spiccava l'epigrafe dantesca:



Ahi Costantin di quanto mal fu matre



con quel che segue; poi si leggevano queste parole del cittadino Salfi al popolo di Milano:

«Questo pantomimo, che annunzia il regno della ragione, non и un'invenzione semplicemente ingegnosa, ma il risultato di quei fatti e di quei caratteri che formano la storia piщ interessante degli ultimi tempi di Roma. Si potrebbero verificare le piщ minute circostanze con quei monumenti che debbono oramai essere notissimi al pubblico, e che si conservano sparsi nel giornale intitolato Termometro politico della Lombardia. Possa questo primo lampo della veritа incenerir l'impostura ed il fanatismo, e far trionfar la religione e la pace.

Salute e fratellanza.»



Correndo
il marzo, come abbiamo detto, faceva una bella giornata limpida e trasparente, e per soprappiщ soffiava un vento marino tepido e consolante. Esso era annunziatore della primavera, e poteva anche annunziare un ultimo saluto di neve. Gli uomini che non vantavano il piи veloce di Achille, o andavano soggetti a flussioni dentali periodiche, erano anzi di questo parere. In ogni modo, essendoci il sereno e l'almo sole, e soffiando i tepidi favonj, gli avventori della bottiglieria Cambiasi, che era celebre di quel tempo per i suoi rosolj, segnatamente per il latte di vecchia e il perfetto amore, stavano fuori della bottega divisi in gruppi, parlando precisamente del ballo andato in iscena il dм prima. - Il che medesimamente succedeva innanzi al vecchio caffи cosм detto dei Virtuosi. La Cecchina non era ancor nata, e forse nemmeno sua madre, a proporre una variante di quell'appellazione. - Ora le insubre puledre calpestano l'area dove sorgevano quegli incliti ritrovi. Davvero che pensiamo a ciт con crepacuore, quantunque la colpa sia tutta nostra. La descrizione di Persepoli riesce piщ difficile al poeta senza le venticinque superstiti colonne; ma giacchи il progetto di demolizione и venuto da noi, tal sia di noi dunque, e andiamo avanti.

I vecchioni, ancora tenaci del cappello a tre punte, e del topи ad ala di piccione, e della faccia sgombra, e del mento raso, passando per di lа rimanevano scandolezzati a vedere le nuove e strane foggie de' giovanotti. I cappelli espansi a caldaia, alti e larghi con nastroni di velluto, fuor de' quali faceva capolino il coccardone repubblicano, celavano fino all'occhio quelle faccie atteggiate ad un cipiglio di convenzione; fedine larghe e folte coprivan le guancie, rendendo la figura di due pere crinite che, scendendo dal cappello, andassero a nascondersi in un enorme cravattone bianco, entro il quale stavano fasciati e collo e mento, fino ad invadere i diritti del lobo auricolare. Gli occhi soltanto e il naso erano lasciati in libertа; ma di sotto all'ombra fitta del cappello, che radeva il sopraciglio, avevano un'apparenza truce e sospetta.

I rivenduglioli di carte e stampe e bullettini gridavano intanto sulla piazza: «Signori! Il credo del Papa per due soldi; Il discorso dell'Ussaro, signori! - Il sogno dell'arciduca Ferdinando. - La bolla di Pio VI. - Avanti, signori, chi compera, signori?» Poi tutt'a un tratto, tra le diverse voci di quei pubblici schiamazzatori se ne sentм una piщ forte e piщ invadente di tutte, e veniva da un nano tutto coperto, dalle spalle alle piante, per nascondere il perfido sistema delle sue gambe, di un soprabito rosso color fuoco, sormontato al petto da un gran medaglione inargentato, avente nel mezzo un occhio del Padre Eterno: A S. Lorenzo, signori! gridava quel nano: - Il cittadino arciprete farа a momenti la predica del papa. - A S. Lorenzo, a S. Lorenzo!

Il signor Giocondo Bruni, quel nostro vecchio amico, che non avrebbe mai dovuto morire; quella storia animata ed ambulante che il lettore ben conosce, e che ci raccontт tante e tante cose che non stanno nei libri, perchи i libri troppo spesso sdegnano di raccogliere gli sparsi minuzzoli del vero, senza dei quali il vero non и perт mai completo: il nostro signor Giocondo, dunque, si trovava anch'esso quella mattina, insieme cogli altri, sulla piazza della Scala, anch'esso, giа si sa, col suo cappellone e il suo coccardone e il suo cravattone e anch'esso atteggiato al burbero, perchи un legittimo repubblicano non poteva aver sorrisi e grazie senza correr pericolo di parer un tepido, e, quando l'altrui malumore l'avesse voluto, anche un pericoloso cittadino.

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