Thursday, October 23, 2008

1850373

Amorevoli, che in

Amorevoli, che in prigione non aveva raccolto che qualche frammento di notizia dai secondini, il quale gli avea cresciuto la confusione delle idee, mentre poi coloro che lo avean visitato all'albergo non l'avevano intrattenuto che di complimenti, credette di sognare quando sentм la storia della maschera, del deliquio, della fuga, dell'arresto.

- Dunque la contessa и fuggita?

- Fuggita, sicuro.

- Ma dove?

-
Si dice a Venezia.

- Oh!!!...

Amorevoli tacque...; la Gaudenzi non parlт. Un eloquentissimo silenzio durт per qualche momento.

- Ma voi dovete ballare al san Moisи questa primavera, soggiunse poi Amorevoli.

- Sм... e devo partire a giorni, e faccia la fortuna che Lorenzo ci abbia ad accompagnare. Ma ho sentito che anche voi...

- Io sono scritturato, a stagione, pel carnevale venturo...; in quanto alla primavera, non sono obbligato che per sei recite, e non ho potuto dir di no, perchи quei signori patrizj mi hanno mandato una cambiale colla cifra in bianco; perciт vedete bene che ho dovuto lasciarmi vincere.

La Gaudenzi sorrise, e non rispose nulla. In quella entrт un segretario di S. E., e le consegnт una carta, ricevuta la quale partм di lа, insieme colla zia che l'attendeva in un angolo dell'anticamera.

Amorevoli stette aspettando che venisse la sua volta di essere introdotto al governatore; per il che dovette lasciar passar quasi un'ora avendo cangiata la noja dell'aspettare nell'altra noja non meno pesante di dover subire mille interrogazioni da quanti erano lа ad aspettare con lui.

Entrт finalmente dal governatore, trovт affabile accoglienza, parlт, ebbe lusinghiera risposta, prese commiato, e, partito di palazzo, e adempiute alcune altre faccende, ritornт finalmente all'albergo dei Tre Re, dov'era giа preparata una gran tavola per piщ di quaranta posate, la quale era la tassa che Amorevoli doveva pagare per essere stato liberato dalla prigione.

Il numero dei convitati l'avea dato Zampino, che in quel giorno fu cameriere soprannumerario e sovrintendente. Poco prima delle due tutti i commensali eran raccolti all'albergo. Alle due fu dato in tavola. Vi sedevano la nuova prima donna, il nuovo primo tenore, il nuovo primo basso. Il primo violino direttore d'orchestra, il maestro Giambattista Lampugnani, compositore e concertatore; i rappresentanti di tutti gli ordini della gerarchia teatrale. Il pranzo principiт in silenzio, si animт a mezzo, si riscaldт poscia; prima cominciarono a parlare alcuni, poi ad uno ad uno entrarono tutti gli altri col sistema precisamente degli stromenti d'orchestra; e col sistema del crescendo rossiniano, allora nemmen sospettato dai maestri, quantunque fosse un modo spontaneo della combinazione dei suoni, tutti si confusero finalmente in quel poderoso e strepitoso unisono che compromette il timpano degli orecchi delicati. Quando poi corse il moscadello e il monterobbio, e le idee nei cervelli riscaldati cominciarono a far la ruota, non vi fu piщ ritegno nи di parole nи d'allegria.

- Viva il tenore Amorevoli!

- Viva il re dei tenori!

- La simpatia delle platee.

- Dite piuttosto dei palchetti.

- Ah mio caro Amorevoli amoroso, saltт su un tal Frontino, secondo tenore, un po' esaltato, tu porti il nome con te e dovunque tu vada, quando non fai da Giasone, fai da Paride e fai da Enea... Ah diavolo che tu sei, ti ho seguito un pezzo per tutti i primi teatri e d'Italia e di fuori... e dappertutto hai sempre fatto l'effetto d'un tizzone gettato in una polveriera... Ti ricordi a Roma... ti ricordi a Napoli... Oh, a Napoli... quello fu un contrattempo!... E a Madrid... a proposito, sei guarito da quella puntura nel collo?... Ah... ecco qui...



Chi si guarda dal guarnello,

Piщ si guarda dal coltello....



Ah! ah! ah!... Poveri mariti, dove tu bazzichi... И perт anche vero che non sei de' piщ fortunati... Lа il collo fasciato, qui le mani legate. Ah! ah! ah!, e rideva un po' perchи aveva ragione, un po' perchи il vino rideva per lui.

-
Taci, taci, Frontino, disse Amorevoli, e lasciami in pace, e se sei allegro piщ del solito, sta in carattere almeno e parla di cose allegre.

-
Ho detto cosм per dire, e anche per darti un consiglio, il mio Amorevoli, perchи so che tu vai a Venezia... e quella и la cittа dei pericoli e dei trabocchetti amorosi. Perт sta in guardia.

Ma gli altri compagnoni, sebbene allegri come il secondo tenore signor Frontino, diedero di svolta a quel discorso malsano, e trovati altri propositi, prolungarono sin quasi a sera lo sturamento del monterobbio; e se ne uscirono tutt'altro che responsabili della conservazione del loro centro di gravitа. E fu davvero un mezzo prodigio se, verso mezzanotte, i suonatori del teatro raccapezzarono tanto di lena e di fiato da mettersi a sedere ad una orchestra posticcia innanzi alla porta dell'albergo dei Tre Re, per fare una serenata di congratulazione e d'addio al celebre tenore che il giorno dopo doveva partir per Venezia; perchи, se il lettore non lo sa, lo sappia adesso, che prima di abbandonare il Capitano di giustizia, condotto a guardar la faccia di Galantino, protestт di non ravvisarlo affatto; onde ebbe licenza, se voleva, di partire anche dalla cittа di Milano.

La parte giovane e vivace e tanto quanto musicale della popolazione di Milano, che aveva subodorata quell'accademia a ciel sereno, affollт la contrada dei Tre Re, e, secondo il costume imperscrivibile dei giovinotti di tutti i tempi e di tutti i luoghi, fecero un baccano del diavolo, e chiamarono a gran voce il tenore, che dovette piщ volte mostrarsi sul poggiolo dell'albergo a ringraziare, come se fosse una testa coronata, il buon popolo delle attestazioni di benevolenza onde gli era cortese; e finalmente potи andar a dormire quando i violini cominciarono a sentir l'aria umida della notte, e gli strumenti da fiato cessarono di ricever fiato dai loro proprietarj, che sonnecchiavano coi corni e i clarinetti in bocca.

Ma v'и chi dorme di notte, e v'и chi veglia; e precisamente quando il tenore Amorevoli potи pigliar sonno, vegliava ancora... chi? un uomo di cui il lettore si и forse dimenticato: il conte ex colonnello V.

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