- Quello che | |
- Quello che ho detto ripeterт sempre, rispose il costituito, perchи и la pura veritа, e sfido qualunque prepotenza a farmi dire quello che non и. - Prepotenza di chi? domandт blandamente il senatore, sebbene fosse per indole focoso. - Di chi ha la forza, e l'adopera per tormentare chi non l'ha. - Ma che ostinazione и la vostra, soggiunse allora con lentezza quasi soave il senatore, di non voler confessare quel che manifestamente risulta dai fatti e dalle deposizioni di testimoni giurati? - Che cosa risulta? vostra signoria illustrissima mi illumini, perchи da quello che io so e ho l'obbligo di sapere non risulta nulla, nulla affatto contro di me, e sino ad ora non sono che la vittima di una maledetta calunnia. Io sono accusato d'aver rubate delle carte al marchese F... ma chi puт asserirlo? chi m'ha visto a rubarle?... Dove sono questi pretesi testimonj? - Se qualcuno v'avesse veduto, caro mio, non farebbe bisogno di mettervi alla tortura. Sareste condannato addirittura come convinto. Ma voi avete detto una bugia... asserendo di trovarvi altrove nella notte del furto mentre eravate a Milano. Perт se avete negato questa veritа secondaria, vuol dire che avevate interesse a negarla... Dunque se si procede oltre, и perchи colla vostra ostinazione voi stesso comandate la severitа alla giustizia. - Io ero a Venezia otto giorni prima della settimana grassa, e ripeto che chi dice di no и un bugiardo infame. - E questo и quel che si vedrа, soggiunse l'attuaro. Allora il senator Morosini parlт sottovoce al capitano. Questi si alzт. L'attuaro fece un cenno ai due sbirri che stavano dietro le spalle del Galantino; ed essi, presolo per le braccia, lo trassero fuori di quella sala per condurlo nella vicina, dove soleva darsi la corda. Il senator Morosini, il capitano, gli altri entrarono anch'essi in quel tristo camerone, e si posero a sedere, rinnovando in prima l'attuaro al Galantino l'esortazione di dire la veritа, poscia accennando agli sbirri di fare il loro dovere. Questi, avendolo pigliato di sorpresa, gli levarono il vestito e il panciotto, e l'afferrarono per le braccia, traendolo presso la corda che pendeva dalla carrucola. Il volto del Galantino che, siccome dicemmo, s'era da qualche tempo fatto pallido, si caricт allora improvvisamente di un rosso cupo che gl'invase la fronte e gli orecchi; e l'occhio, naturalmente bieco e serpentino, vibrт sugli sbirri uno sguardo cosм infuocato di furore, che fece un'impressione strana sugli astanti; poscia, flessuoso e forte come un leopardo, diede uno squasso irresistibile ai manigoldi, avventando loro bestemmie a furia. Per un istante fuggevolissimo ei si tenne disciolto, ma i manigoldi lo ripresero e, ad un cenno dell'attuaro, altri due sorvennero ad ajutare i primi. Ned egli perciт si ristava dal dare squassi formidabili. La camicia, slacciata e laceratasi in que' forti sbattimenti, metteva a nudo collo, petto, braccia. La chioma, sollevata e scomposta e gettata or da un lato or dall'altro della testa in movimento assiduo, or copriva or lasciavagli scoperto il viso. L'animale-uomo non comparve mai cosм bello, cosм sfolgorante, cosм formidabile nella sua giovinezza come in quel punto. Nella pelle e nella tinta v'era la delicatezza di una fanciulla; nelle forme, ne' muscoli, nelle proporzioni perfettissime l'aitanza di un gladiatore giovinetto. Il medesimo senator Morosini, rivoltosi al capitano, non si potи trattener dall'esclamare: - Che bel ragazzo! Ma il bel ragazzo fu incontanente tratto in alto come un fascio di fieno; e un gemito ferino che sordamente gli muggм in gola, perchи una volontа di ferro avea tentato di trattenerlo, accusт il dolor fisico derivatogli dalle braccia squassate. Cosм sospeso per aria, all'attuaro che gli ripeteva se risolvevasi a dire la veritа: - La veritа l'ho detta, rispose, anzi urlт. Il senator Morosini suggerм allora ai quattro manigoldi di alzare la vittima piщ presso la carrucola, e accompagnт le parole caricando di nuovo le nari di rapato, e scuotendo colla punta del pollice e dell'indice la cadente polvere dalle ampie lattughe di pizzo di Fiandra della camicia, asperse di oscura goccia. Rialzato cosм il Galantino, potи sentirsi lo stridere della carrucola e il fruscмo della corda; non perт un lamento di lui, che, alla sempre uguale domanda rinnovatagli, rispose sempre le stesse parole. A tal punto, per ingiunzione del capitano, venne calato giщ. Sotto al labbro inferiore del Galantino i giudici videro una striscia rossa. A respingere il dolore col dolore s'era ficcati i denti superiori nel labbro inferiore, al punto di farne sprizzar vivo sangue. Allora venne di nuovo ammonito con mitissimo linguaggio dal marchese Recalcati, il quale gli mise innanzi il pericolo che, per la sua ostinazione, si sarebbe dovuto passare alla tortura grave col canape; ma di nuovo rispose il Galantino che, giacchи essi volevano sapere la veritа, questa l'aveva giа detta; e nemmeno abbruciandolo a fuoco lento, sarebbero riusciti a fargli dir la bugia. Nи il capitano avrebbe insistito piщ oltre; ma il senatore Morosini lo interrogт di nuovo, e di nuovo lo fece mettere alla corda, sempre perт infruttuosamente; laonde quando il Galantino fu rimandato in prigione, il capitano e l'attuaro e gli auditori espressero il dubbio che il costituito potesse per avventura essere innocente. - И giovane e forte, forte di corpo e d'animo, disse il senator Morosini. La tortura semplice non basta. Vedrete che confesserа tutto alla tortura grave. E al Senato fu spedita relazione del fatto, con interpellanza se si dovesse passare alla tortura grave appunto. Ma il senatore Gabriele Verri parlт e parlт forte e mostrт come tutti gli interpreti andassero d'accordo nel proibire di passare alla tortura grave, se non fossero sopravvenuti altri indizj; onde, per mancanza di essi, la giustizia dovette accontentarsi del risultato della prima tortura. E qui ci conviene tagliar crudelmente il filo del racconto, e dare un addio all'anno 1750; perchи un altro periodo, secondo noi, abbastanza curioso della storia della cittа nostra, c'intima di affrettarci, essendo ben lungo il cтmpito che ci siamo assunto. LIBRO SESTO Gli attori del secondo atto. - I due mondi. |
Thursday, October 23, 2008
1921624
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